Dindi

Dindi

sabato 30 giugno 2018

Honfleur


 Martedì 19 giugno 2018 - Honfleur






Il cielo è un po' coperto ma non abbastanza da minacciare pioggia, perciò come da programma, dedichiamo il secondo giorno di vacanza a Honfleur , località sulla riva meridionale  dell'estuario della Senna nel dipartimento del Calvados, molto nota come attrazione turistica.

Grazie alla sua posizione strategica Honfleur è stata un importante porto di transito tra la Francia e l'Inghilterra già dal XII secolo.










Per tutta la durata della Guerra dei Cento Anni, la città e il porto furono contesi tra inglesi e  francesi, ma alla fine di questa lunga guerra Honfleur beneficiò del boom del commercio marittimo fino alla fine del XVIII secolo. Diversamente da quanto accadde ad altre località della Normandia non lontane, Honfleur fortunatamente non subì danni dai bombardamenti  nel corso della seconda Guerra Mondiale e per questo conserva ancora le sue  case coi muri di travi e mattoni crudi di paglia e fango.








Pur non essendo un vero e proprio monumento, le Vieux Bassin è il luogo più amato della città e un po' anche il suo biglietto da visita, con un ventaglio di edifici alti e colorati, nello stile nordico, a fare da sfondo alle barche e alle vele.







E' il luogo più pittoresco della cittadina, rallegrata dalla lunga fila di ombrelloni colorati dei piccoli ristoranti dove si possono gustare i piatti tipici della zona.










Proprio per i suoi colori e il suo profilo Honfleur è una città amata anche da pittori e artisti, normanni e non solo; lo stesso Monet trovò qui ispirazione per i suoi quadri.









Il primo edificio che si nota arrivando al Vieux Bassin è la Lieutenance, classificato come monumento storico, in pratica, ciò che rimane  di una dimora del XVII secolo,residenza del Luogotenente del re, governatore di Honfleur.






L'edificio comprende anche l'antica porta detta di Caen, uno dei due ingressi alla città in epoca medievale. Sul lato destro sono stati collocati un busto e una lapide commemorativa di Samuel de Champlain che fondò la città di Québec in Canada.




Oltre la porta ci inoltriamo nelle strette viuzze, ricche di negozietti, ristoranti e vecchie case con la tipica struttura a graticcio, molto diffusa in questa regione.


























































All'ora di pranzo ritorniamo al Vieux Bassin ormai affollato di turisti. Dal tavolo del ristorante notiamo sulla sponda opposta  un edificio in legno che ha la forma di una chiesa con tanto di campanile e forse un tempo lo è stata, ma quando ci avviciniamo il cartello esposto dice che è la sede del Musée de la Marine.


















Pare non ci sia molto altro da vedere, ma mentre ci avviamo al parcheggio, vediamo passare il trenino per turisti e ci lasciamo tentare da una scarrozzata per la città.

Idea fantastica! Il trenino infatti, dopo averci mostrato più o meno quanto già visto nella mattinata, ci porta in cima alle colline che fanno da sfondo alla città.











E qui in mezzo a un boschetto troviamo la piccola chiesa di Notre Dame de Grace.
























Questa piccola chiesa seicentesca in stile normanno immersa nel verde ha subito diverse traversie nel corso della sua storia; la Vergine a cui è dedicata è particolarmente cara ai marinai che con il suo aiuto sono scampati a molti pericoli, come testimoniano gli ex voto conservati all'interno.



All'esterno si trova un'insolita batteria di campane che scandiscono le ore.








Dalla cima della collina, dove è collocata anche una statua di Cristo Crocifisso, si può ammirare il panorama della città sottostante e il Ponte de Normandie



















Ritornati alla base dopo aver intravisto lussuose dimore immerse nel verde, riprendiamo la strada per Giverny. Il cielo si è fatto incredibilmente sereno. C'è tempo per un po' di relax e poi, a conclusione della serata, cena in un ristorante con vista sul giardino di Monet. Il sole non sembra voler tramontare.














venerdì 29 giugno 2018

Giverny

Lunedì 18 giugno 2018





Poco più di un'ora di volo ed eccoci atterrare in un mondo tanto diverso dal nostro, dove gli spazi si dilatano, le case rimpiccioliscono, i campi e i prati sembrano avere altri colori, sotto un cielo in cui  nuvole bianche e leggere si rincorrono, si addensano e si sfilacciano per permettere al sole di brillare fino a un tardo tramonto.



Un campanile aguzzo spunta dietro una macchia di verde scuro dove alcune mucche riposano all'ombra. Intorno tetti spioventi, cataste di legna ordinate, minuscoli giardini traboccanti di fiori raccontano i ritmi di una vita ordinata e serena.






La nostra meta è Giverny, il cui nome sulla carta stradale, se c'è, compare a caratteri piccolissimi. In questo paese Dindi, segugio di classe senza pari, ha scovato un vecchio mulino trasformato dai proprietari in B&B dove alloggeremo per questa breve vacanza.
Perché abbiamo scelto Giverny? Perché qui ci sono la casa in cui Claude Monet ha vissuto e soprattutto il favoloso giardino da lui voluto e creato, fonte di ispirazione per molti dei suoi quadri, conosciuto e visitato da mezzo mondo. 





Il  vecchio mulino è stato completamente restaurato e riadattato pur mantenendo la struttura originale come si può vedere dalle numerose fotografie d'epoca esposte al suo interno.




















Accanto all'edificio scorre ancora il ruscello che muoveva un tempo la grande ruota di legno




























Ai piani superiori, su fino al tetto, sono state ricavate le stanze per gli ospiti che , vista la struttura dell'edificio, hanno forme e dimensioni diverse, così mentre la stanza occupata da Giorgio e Dindi potrebbe ospitare una famiglia intera





quella assegnata a me è praticamente un sottotetto. La proprietaria comunque, oltre ad abbinare ogni stanza al nome di un fiore, si è data da fare con  una  mise en scène ...che compensa in parte la carenza di spazio. 










La casa e il giardino di Monet si trovano a qualche centinaio di metri dal mulino. Percorrendoli a piedi ci rendiamo conto che in tutta Giverny i fiori sono una presenza costante non solo nei giardini, ma anche in forma spontanea, lungo il ciglio delle strade.











Mentre ci avviciniamo alla meta, la strada ci prepara a ciò che potremo ammirare poco più avanti : qualche piccolo negozio di prodotti artigianali e, al posto dei marciapiedi, aiuole piene delle colorate fioriture di stagione.



























La casa di Monet compare alla nostra destra con i suoi inconfondibili colori , verde e rosa. Oggi è lunedi e forse per questo non c'è ressa ; qualche minuto d'attesa per il controllo dei biglietti e poi entriamo. 




Quando Monet, in cerca di una rifugio in campagna, vide per la prima volta questa fattoria, se ne innamorò anche se all'epoca, era il 1883, appariva piuttosto trasandata. Non era solo la casa ad affascinarlo, ma anche tutto ciò che la circondava, i colori, la luce, e decise che era arrivato il momento di lasciarsi alle spalle i vagabondaggi e le frenesie del passato, per dedicarsi all'arte e alla natura.
































































In un'epoca in cui la moda proponeva mobili scuri e pesanti, Monet scelse di portare in casa i colori e la luce, il giallo e l'azzurro in particolare.

Anche il giardino è ovviamente pieno di colori.



















































Abbiamo scattato centinaia di foto perché ogni angolo, ogni fiore di questo giardino meritava di essere immortalato. Qui ogni pianta segue il suo ciclo vegetativo e i suoi tempi di fioritura, per cui, se tornassimo a visitarlo in un altro periodo dell'anno lo troveremmo completamente cambiato, eppure con la stessa naturalezza, la stessa armonia.

Non possiamo però tralasciare di mostrare alcune immagini del giardino acquatico e del famosissimo stagno delle ninfee, che Monet dipinse in maniera quasi ossessiva.



































La visita al giardino è quasi completata ma mentre stiamo per lasciare questo paradiso con rammarico , sappiamo di portare a casa un ricordo prezioso e indelebile.
























Ma c'è ancora una sorpresa per noi: accanto al Museo degli Impressionisti,  quasi di rimpetto alla casa di Monet, c'è uno spazio aperto, una piccola altura apparentemente incolta, dove fioriscono in mezzo all'erba papaveri e fiordalisi, proprio come quelli che eravamo abituati a vedere da bambini e che ora sono quasi completamente spariti.









Intorno a questo prato siedono gruppi di bambini che , armati di carta e matite colorate, sotto la guida delle maestre creano i loro piccoli capolavori.

Sulla strada del ritorno al nostro B&B, facciamo una sosta alla chiesa del paese e alla tomba di Monet e della sua complicata famiglia.









Oggi ci siamo alzati prima dell'alba per arrivare per tempo all'aeroporto, abbiamo percorso diversi kilometri in auto per arrivare fin qui e abbiamo camminato a lungo nel giardino di Monet, eppure la stanchezza fisica che inevitabilmente sentiamo è ampiamente compensata dalla bellezza di ciò che abbiamo visto. Qui il sole tarda a tramontare e indugia con la sua carezza su questo angolo di mondo così tranquillo e sereno.