Dindi

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martedì 4 luglio 2017

Tra laghi e montagne

A volte capita di sentire fortemente la necessità di prendere una pausa dalla routine quotidiana , dalle tensioni e dagli impegni, per la famiglia o per il lavoro, che si sono accumulati poco a poco fino a diventare improvvisamente "troppi". Allora una breve evasione dai confini del quotidiano può avere l'effetto benefico di una boccata d'aria buona che ci riporterà poi nei ranghi con rinnovato vigore. 
Ecco le ragioni dunque di questa bella gita che sto per raccontare , che ci ha condotto per quattro giorni tra laghi e montagne, a contatto con  bellezze naturali capaci di ritemprare, almeno per un po', il corpo e lo spirito.


Tutto è cominciato da qui, da Mergozzo che si affaccia sul lago omonimo, dove vive l' amica Chiara : un pranzo per festeggiare il suo compleanno in un ristorante fronte lago , leggero venticello , ottimo fritto misto, e tante gradevoli chiacchiere in compagnia, prima di riprendere la strada, secondo un itinerario ben studiato da Giorgio e Dindi , che di viaggi se ne intendono, eccome...




Per superare le Alpi e scendere in territorio svizzero saliamo al passo del Sempione, una finestra panoramica a 360° sulle montagne in parte ancora innevate. Nei prati i fiori si godono la loro breve stagione accarezzati da una gradevolissima brezza.


















Il passo, che si trova a 2005,00 metri , prende il nome da Simplon, un paesino sul versante meridionale della montagna in territorio svizzero. L'importanza di questo passo sta nella sua posizione, nota fin dall'antichità, che consente il passaggio dall'Italia all'Europa Centrale.
La grande aquila di pietra che compare nella fotografia è il simbolo dell'11° brigata alpina dell'esercito svizzero ed  è stata collocata in questo valico nel 1944, per rappresentare la fierezza e l'indipendenza del popolo svizzero.

Lungo la strada che collega Briga a Martigny ci sorprende la presenza a perdita d'occhio di vigneti, disposti in file ordinate non solo a fondovalle, ma anche su fitti terrazzamenti sostenuti da muretti a secco.





Da Martigny prendiamo la strada verso nord per raggiungere la costa meridionale del Lago Lemàno, nei pressi di Evian, in territorio francese.
Conosciuto anche come lago di Ginevra, il Lemàno si estende sul confine franco- svizzero, per il 40% in Francia , in Alta Savoia, e per il 60% in Svizzera, una situazione un po' destabilizzante per i turisti, vista la diversa moneta adottata dai due paesi.
Lo specchio d'acqua ha una forma a mezzaluna, tipica di un lago glaciale subalpino, da est a ovest, con la parte concava in basso.
Il suo principale immissario ed emissario è il fiume Rodano, e la sua formazione risale a 15.000 anni fa.

Sulle sue sponde si alternano ville stupende immerse nel verde ad alberghi di lusso e nei porticcioli sono attraccate barche e yachts di ogni tipo.
A Thonon troviamo un albergo piccolo ma accogliente che sarà la nostra base per un paio di giorni.

Il programma di lunedì prevede il giro del lago, con sosta nelle principali località , Montreux e Losanna in particolare, e un rapido passaggio da Ginevra. Ci sarà anche tempo per visitare il castello di Gruyères, che ha stuzzicato la curiosità di Dindi dalle pagine di un dépliant.

Montreux ricorda, in dimensioni ridotte, Montecarlo, non solo perché entrambe si riflettono in uno specchio d'acqua, hanno palazzi e alberghi lussuosi, spazi verdi estremamente curati, ma soprattutto perché trasmettono un'idea di signorile ricchezza.























Non so perché ma qualcosa mi fa pensare che in questa città anche le papere e i cigni abbiano un cospicuo conto corrente in banca....
e se qualcuno desidera fare un tour sull'acqua ecco qua il mezzo ideale, un sontuoso battello a vapore in stile Belle Epoque.












In tarda mattinata lasciamo la sponda del lago per raggiungere il castello di Gruyères nel Cantone di Friburgo.
Il panorama cambia completamente e  dolci colline, su cui si alternano fitti boschi e prati smeraldo prendono il posto dell'azzurro intenso del lago.
Arroccato su un cucuzzolo  scorgiamo da lontano il castello di Gruyères circondato dall'antico villaggio medievale.










 Il nome del borgo, così come quello del castello, deriva probabilmente dalla gru,  che appare nel simbolo araldico della famiglia dei conti Gruyères, primi feudatari del luogo, e che oggi viene riproposto nelle aiuole fiorite, nelle insegne dei ristoranti, ecc











La parte più antica del castello risale al XII secolo. A metà del XVI secolo l'ultimo conte di Gruyères, Michel, dichiarò fallimento e così il feudo fu conteso tra le città di Friburgo e Berna fino al 1848, quando il castello fu acquistato dalla facoltosa famiglia Bovy che lo restaurò per soggiornarvi ed ospitare artisti di fama. Nel 1938 fu acquistato dal cantone di Friburgo che, tramite una fondazione, si fa oggi carico della tutela delle collezioni presenti nel castello.

Nel castello , immerso nel verde, sono in corso lavori di restauro e contenimento sui camminamenti esterni, in particolare nel settore che si affaccia a picco sulla valle sottostante.

























 Nel borgo le case che si affacciano sulla strada che porta al castello sono in parte antiche e mostrano balconi in legno intarsiato e finestre di fogge diverse, rallegrate da davanzali fioriti e tendine ricamate. Trattandosi di una meta turistica è scontata la presenza di molti ristoranti con divertenti insegne, negozi di souvenir e comitive di studenti. Né si può dimenticare il formaggio la cui ricetta è stata codificata nel 1655 e che ha preso il nome dal paese e  dagli alpeggi che lo circondano.





























Nonostante l'altitudine e il verde che ci circonda, la temperatura è piuttosto elevata perciò, torniamo sulle rive del lago Lemano, nel punto in cui lo avevamo lasciato, per completare il giro, passando da Losanna e Ginevra.

Se i fitti vigneti incontrati da Briga a Martigny ci avevano stupito ( vino in Svizzera??!!??), i vigneti di Lavaux sul tratto di costa  tra Montreux e Losanna ci lasciano di sale...del tutto impreparati a tale spettacolo. Impossibile scattare foto significative dall'auto ma ora, da casa, con tutti gli strumenti di ricerca a portata di mano, posso dire e mostrare qualcosa in proposito.



I vigneti  a terrazza di Lavaux, che si estendono su una superficie di 830 ettari, tra Losanna e Montreux, sono stati dichiarati dall'Unesco nel 2007 di importanza mondiale.
Nonostante i tentativi fatti dai Romani prima, dai Galli e dagli Elvezi poi, queste terre composte da blocchi di morene e graniti, rimasero incolte fino al XII secolo, quando i monaci cistercensi  terrazzarono con muretti di pietra oltre 14 chilometri di collina.
E qui, per mille anni, l'uomo ha continuato a scolpire la montagna, per trarre pieno profitto dal sole e dal clima mediterraneo, creando terrazze per coltivare la vite e produrre un vino molto apprezzato, lo Chasselas.

Anche Losanna , come Montreux, ha un aspetto elegante, ma anche un po'  casual, forse perché nella nostra breve sosta ci rifugiano nel parco in riva al lago, dove incrociamo comitive di studenti e scolari un po' chiassose.

























L'ultimo tratto di strada prima di rientrare nell'albergo di Thonon  scorre  piuttosto lontano dalla vista del lago, per lo più alle spalle di lussuose proprietà private di cui cogliamo particolari fuggevoli attraverso i grandi cancelli d'ingresso in ferro battuto. Siamo a due passi da Ginevra, nell'ora di punta del traffico di una giornata lavorativa; buon senso e un po' di stanchezza ci suggeriscono di non fare soste e così, scattate due foto veloci dal finestrino dell'auto mentre siamo incolonnati, già facciamo progetti per il programma di domani.














  




Da anni Dindi si proponeva di farmi conoscere il paese di Yvoire, ed ecco che proprio in occasione di questa breve vacanza ho avuto modo finalmente di visitarlo .

Yvoire era anticamente un  villaggio di pescatori , affacciato sulle rive del Lago Lemano, e conserva ancora oggi le caratteristiche del borgo medievale, con  alcune costruzioni in pietra che risalgono al XII secolo.

Dagli anni '50 è diventato una nota meta turistica anche grazie alla capacità dei suoi abitanti di adornare balconi e giardini con una gran quantità di fiori colorati, tanto da meritare un posto di primo piano  tra les  villages fleuris più belli di Francia.






























  










































   

Nel XIV secolo il conte Amedeo V il Grande di Savoia, intuendo l'importanza strategica del piccolo promontorio su cui sorge il villaggio , fece erigere un castello con  fortificazioni in parte visibili ancora oggi. Purtroppo nel Cinquecento il castello fu quasi completamente bruciato durante uno scontro tra i Savoia e i Bernesi e solo nella prima metà del XX secolo fu restaurato completamente. Oggi il castello è proprietà privata e non può essere visitato.












Dall'ingresso al paese, in posizione elevata, le strade, riservate al traffico pedonale ovviamente, scendono progressivamente fino al lago, seguendo percorsi diversi tra ristoranti, negozi di souvenir e botteghe artigiane.


















Verso Est, si scende fino alla chiesa di S. Pancrazio, protettore dei bambini. Forse per questo il paese è frequentato da numerose giovanissime scolaresche....




La Chiesa di S. Pancrazio , risalente probabilmente all'XI secolo, ha subito molti restauri nel tempo per cui non si presenta con uno stile ben definito. Semplice e accogliente è il suo cortile, ma l'attenzione va tutta al campanile, ricostruito nel 1857, con una cupola interamente rivestita d'acciaio lucente, così da poter essere vista anche da distanza notevole.
















Su questo lato del promontorio l'acqua del lago è particolarmente trasparente e ispira un senso di pace e tranquillità.









La pensa come me anche questa mamma cigno, alle prese con la sua numerosa nidiata.





La strada ad Ovest invece scende verso il porto, da cui  partono i battelli per brevi crociere verso Montreux, Losanna e Ginevra e sono ormeggiate numerose barche a vela.













All'ora di pranzo, ci sistemiamo sulla terrazza coperta del ristorante per un'ultima vista panoramica di Yvoire.






Sullo sfondo il lago e il castello e in primo piano il Giardino dei cinque sensi, un giardino in stile medievale nel quale il verde è diviso in spazi particolari in cui si può tastare la consistenza sensoriale delle foglie e degli steli, ascoltare lo scroscio dell'acqua nella fontana e il canto degli uccelli, inalare il profumo intenso delle rose, scoprire le proprietà curative delle piante aromatiche ed officinali, gustare il sapore dei frutti sugli alberi e dei fiori commestibili.

Mi sembra proprio un'ottima idea, che vedrò di mettere in pratica nel mio giardino al rientro dalla vacanza, senza dover pagare biglietto d'ingresso ...

Devo aggiungere che Dindi aveva proprio ragione : questo paesino sul lago merita assolutamente di essere visitato.

Lasciati alle spalle Yvoire e il Lago Lemano, inizia quella parte di itinerario che ci riporterà a casa in un paio di giorni. Ci aspetta Annecy , antica cittadina dell'Alta Savoia, con il lago omonimo, uno dei più puliti d'Europa, meta turistica per gli sport acquatici.




Annecy, antica capitale della Savoia, è detta anche la "Venezia francese"  per il gran numero di vicoli e canali che l'attraversano.














Tralasciando paragoni a mio parere un po' azzardati, Annecy è una città gradevole da visitare, che ricorda nelle architetture dei suoi edifici storici  il suo illustre passato medievale.

L' attrazione più nota ( e, si dice , la più fotografata di Francia) è il Palais de l'Isle, risalente al XII secolo, una fortezza di forma triangolare, che si presenta come la prua di una nave che si insinua tra le case.
Purtroppo in occasione della nostra visita sono in corso lavori di restauro che ne impediscono una visuale completa, perciò Dindi, che è venuta più volte in questa città, mi ha passato un paio di foto scattate in un'occasione precedente .





Il grande parco che si affaccia sul lago e la cornice dei monti alle sue spalle mitigano l'elevata temperatura di questo pomeriggio di inizio estate. 











L' ultima giornata della nostra vacanza è dedicata interamente alla montagna, quella con la M maiuscola..., infatti, passando da Megève e St.Gervais, arriveremo a Chamonix , ai piedi del Monte Bianco.




A Megève l'aria è decisamente più fresca ma la cittadina, abitualmente affollata sia d'estate che d'inverno, appare insolitamente vuota, con negozi chiusi o in fase di ristrutturazione, e le strade senza il consueto via vai di turisti.

















Saint Gervais  appare un po' più animata ma anche qui la stagione turistica non è ancora incominciata.
















Arrivati a Chamonix la grande Montagna ci accoglie con tutta la sua maestosità e non ci sono parole per raccontarla...












Dopo pranzo riprendiamo la strada verso casa, senza fretta ,perché vogliamo gustare ogni dettaglio di questo percorso che ci propone  sorprese dietro ogni tornante, non importa se in salita o in discesa. A volte lo spettacolo è in alto,  tra le montagne, altre in basso, nel fondovalle.











Per lo stesso motivo, così come per l'andata, anche per il ritorno non attraverseremo le Alpi utilizzando trafori o gallerie.

La strada che sale al Passo del Gran S.Bernardo  si snoda come un serpente sul fianco della montagna e ci porta in breve tempo a più di 2.400 m. di altitudine, dove la neve si scioglie in mille rivoli per formare il torrente che scende a  valle.












Questi quattro giorni trascorsi in buona compagnia, fuori dalla routine quotidiana, sono stati davvero preziosi per me e ,adesso che dalla pianura sento salire il profumo di casa, so che sarà altrettanto piacevole tornare alla quotidianità.





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