Dindi

Dindi

venerdì 24 ottobre 2014

telefoni bianchi



Tra i miei più antichi ricordi cinematografici ci sono alcune scene di un film con Elsa Merlini ed Enrico Viarisio. Non so che film fosse, forse La dama bianca, o Non ti conosco più o Ai vostri ordini signora...ha poca importanza.
Mi affascinavano il mondo brillante, elegante, superficiale e disinvolto in cui si svolgevano i fatti e la leggerezza e la verve dei dialoghi di quel film, un classico dei "telefoni bianchi".
 I miei ricordi sono comunque molto vaghi, così sono andata in rete per vedere di che genere di cinema si trattasse e ho scoperto che parecchi dei film che a me sono piaciuti molto, appartengono a quel filone: Ma non è una cosa seria, Il signor Max, Gli uomini che mascalzoni, Grandi magazzini, Mille lire al mese, Maddalena zero in condotta, Ore nove, lezione di chimica, Teresa Venerdì, Signorinette. Tutti titoli che ho amato perchè mia mamma mi ha insegnato ad apprezzarli. Sono infatti film della sua epoca, non della mia. Ciò non toglie che allora li guardavo volentieri anche perchè, di solito, in ognuno di quei film c'era una canzone che era diventata molto famosa, come per esempio,  Parlami d'amore Mariù, e questa cosa, a me piaceva moltissimo.








 Da:http://www.tesionline.it/v2/appunto-sub.jsp?p=19&id=579





Negli anni ’30 in Italia si parla soprattutto di cinema dei telefoni bianchi ( o commedia all'ungherese, dato che i soggetti erano spesso originati in quel paese)e cinema del regime mussoliniano. Le due cose non coincidono perfettamente, come spesso si è invece detto, anche se è innegabile che il cinema dei telefoni bianchi è stato agevolato dal regime, che attraverso il genere faceva dimenticare la poco rosea realtà della vita quotidiana della gente comune.




Il nome proviene dalla presenza di telefoni bianchi nelle sequenze di alcuni film prodotti in questo periodo, sintomatica di benessere sociale: uno status symbol atto a marcare la differenza dai telefoni neri, maggiormente diffusi.
Sono personaggi che si muovono all’interno di un ambiente ricco e spesso influenzato da mode straniere. Un incontro tra un ragazzo e una ragazza di ceti sociali diversi, con un happy end che sancisce la scalata sociale. Elemento essenziale di questi film è lo scenario grandioso (altra definizione è: cinema Decò per la forte presenza di oggetti di arredamento che richiamano lo stile internazionale decò in voga quegli anni) con scalinate monumentali, statue greche, tendaggi trasparenti, un mondo di sogno molto distante dalla vita comune.
 




Il film che inaugura il genere è La segretaria privata, nel 1931, con la regia di Goffredo Alessandrini, che racconta la storia di una ragazza di provincia che arriva in città per fare carriera e sposare un uomo ricco.
Tra i numerosi film del filone, si impone il giovane attore Vittorio De Sica, reso celebre da Mario Camerini nel film del 1932 Gli uomini che mascalzoni…
È un genere che si basa molto sugli errori di identità, come il film con De Sica, dove fa credere ad una commessa di essere un ricco uomo d’affari, mentre in realtà è solo un autista. Ma questi errori di identità permettono il confronto tra le classi. Si può trattare di una promozione sociale definitiva, come in Dora Nelson di Mario Soldati, o può invertirsi il movimento, come nel geniale film di Mario Camerini Il signor Max, con De Sica che conduce una doppia vita, corteggiando come conte una nobildonna e come giornalaio la cameriera di quest’ultima. Il perfetto esempio di cinema dei telefoni bianchi. Anche se questi film si divertono a risvegliare il mito di “Cenerentola” e de “La bella addormentata nel bosco”, dai primi anni ’40 le prospettive mutano. Con Teresa Venerdì, Vittorio De Sica, al suo terzo film da regista, impone una visione diversa dei mitici collegi rappresentati nei film dei telefoni bianchi, con una robusta virata in direzione neorealista. Rimane certamente ancorato ai clichè del genere, ma lo stile dolce – amaro del film denota, ad esempio, la sua futura attenzione per i bambini e l’insoddisfazione per il rigido schema delle commedie spensierate con cui aveva comunque costruito inizialmente la sua fama d’attore.

L’apporto più visibile della commedia dei telefoni bianchi è però l’uso delle scenografie non realiste e la famosa luce bianca. Scenari, raramente in argomento, che inondano i piccoli appartamenti di segretarie e dattilografe e ingrandiscono le sale e i dormitori dei collegi. Maggiore sarà la crisi della quotidiana vita degli italiani e maggiormente amplificate saranno le scenografie. In questo genere non saranno i registi ad imporre il loro marchio, ma gli attori e gli sceneggiatori. ( Gherardo Fabretti )
Posso dire che mi sembra succedesse lo stesso qualche anno dopo, in America con film come Alta società....o mi sbaglio?

Gli attori resi famosi in quell'epoca da questo filone cinematografico sono Vittorio De Sica, Carlo Campanini, Nino Besozzi, Andrea Checchi, Leonardo Cortese, Clara Calamai, Valentina Cortese, Maria Denis, Doris Duranti, Luisa Ferida, Alida Valli, Leda Gloria, Isa Miranda, Assia Noris, Raf Vallone e tanti altri....tutti nomi che quando ero giovane io erano già declinati da un bel po', tranne De Sica.




















 Eppure erano e sono ancora nomi pieni di fascino e di bellezza; rappresentano un'epoca e non io posso fare a meno di ricordarli se non con una punta di nostalgia, dato che non rappresentano la "mia" giovinezza, con un po' di affetto, in quanto mi parlano di mia madre.



domenica 5 ottobre 2014

Un ricordo

Qualche giorno fa, mentre con mia sorella svolgevamo l'ingrato compito di vuotare cassetti e armadi della mamma, mi è capitato fra le mani un libricino evidentemente costruito da me per una festa della mamma di tanti, tanti anni fa. Non mi ricordavo affatto di averlo mai preparato...porta una data 13 maggio 1962, poi corretta in 14 maggio 1963. Chissà come mai? Forse incominciato un anno e portato a termine l'anno seguente? Non avrei, in questo caso, dovuto rifare la copertina? NO! La gata fresiusa non avrebbe rifatto una pagina....era finito, stop! Quel PER TE, poi, scritto col righello mi deve essere costato una faticaccia!!! Troppo ordinato!| L'idea, comunque, non è stata sicuramente mia: lo scritto è dettato da una prof, oppure copiato da qualche parte perchè comprende parole che io non ho mai usato e anche i concetti...non sono miei! Perchè avrei dovuto chiedere scusa a mia mamma per delle parole cattive che sicuramente non le ho mai detto? O scusarmi di silenzi imbronciati che non sarei mai stata capace di portare avanti? Ho imparato a tacere molti anni dopo, quando ho finalmente capito che a volte è meglio non raccontare, per non far soffrire....certo non ho mai avuto silenzi cattivi. Sono sempre stata troppo semplice, leggibile....
Nel 62 avevo 13 anni, seconda media. Mi vien da sorridere nel vedere quella calligrafia leziosa, artefatta, con quelle iniziali di parola così allungate verso il basso! Che però nelle ultime pagine cambiano perchè evidentemente mi sono dimenticata di mantenerle. E lka firma? Dindy! Mi fareva così sofisticato, allora, usare la y finale!
La carta è quella sottilissima che un tempo si usava per battere a macchina le copie delle lettere, per cui nello scannerizzarle, non escono troppo bene. Quello che mi piace di questo lavoretto sono quasi tutte le immagini incollate. Evidentemente ritagliate dai libri di scuola degli anni precedenti. Sono quelle immagini che ancora adesso vado a ricercare nei mercatini....


























lunedì 29 settembre 2014

L'inchiostro








Il dramma dei miei primi anni scolastici erano le macchie d'inchiostro! Finchè c'erano da fare aste e puntini a matita, me la cavavo bene, ma poi quando ci facevano smettere la matita copiativa, che pure detestavo perchè non si poteva cancellare, ci facevano passare alla penna e ai pennini. Pasticciona come sono sempre stata, le macchie su mani, quaderni e grembiule erano all'ordine del giorno. Il piacere di scegliere la forma del pennino, non compensava le sgridate e i votacci che l'inchiostro procurava.






Vi ricordate come erano i nostri banchi? a 2 o 4 posti, con un calamaio per ciascuna bambina. Il bidello veniva con un bottiglione a riempirli d'inchiostro e noi dovevamo fare attenzione alla quantità che raccoglievamo sul pennino ad ogni parola da scrivere. La carta assorbente non sempre era sufficiente ad asciugare lo scritto e con la manica si riusciva a fare una strisciata di nero su tutta la pagina. Il peggio era per chi, come mia sorella, era mancina: la probabilità di macchiare era cento volte maggiore e così le suore le legavano "la mano del diavolo" dietro la schiena per obbligarla ad usare la destra. Con le conseguenze psicologiche facilmente immaginabili.
Del resto, allora, la stilografica era un oggetto solo per adulti perchè era costosa e si rovinava facilmente. Le biro erano già state inventate, ma a scuola non si usavano perchè si diceva, non a torto, che rovinassero la calligrafia.
Per fortuna, poi, i tempi sono cambiati e andando alle medie ho potuto usufruire di quella splendida invenzione per cui schiere di scolari hanno ringraziato il signor Birò.





domenica 31 agosto 2014

Albarella




Quando mio figlio e i suoi cugini erano bambini, in villeggiatura andavamo ad Albarella. Era un posto perfetto per la nostra idea di vacanza. Una volta scaricati i bagagli nella villetta che affittavamo, la macchina veniva chiusa e abbandonata, perchè lì si poteva girare solo in bicicletta e si entrava in un mondo di calma e relax. I pericoli, per i bambini, erano al minimo, mentre gli spazi per i giochi erano moltissimi.




Il mare non era un granchè, dato che l'isola è prossima alla foce dell'Adige e al delta del Po, ma le piscine compensavano. C'erano poi campi da tennis in abbondanza, campi da calcio e possibilità di fare diversi tipi di sport.



A noi piaceva vagare tra i boschi alla ricerca di more o per osservare i daini e i fagiani, oppure ci piaceva fare il giro dell'sola in bicicletta, costeggiando le saline e la laguna da una parte e il mare dall'altra, alla scoperta di qualche villa del settecento, che a volte veniva utilizzata per mostre o aste di antiquariato. La spiaggia di sabbia fine e chiara consentiva ai bambini la costruzione di improbabili castelli.




 Avevamo un piccolo motoscafo e lo utilizzavamo per brevi giri intorno all'isola; non ci siamo mai avventurati verso Venezia o Chioggia, perchè sapevamo di essere marinai del tutto inesperti e non volevamo correre rischi inutili.




 Si viveva praticamente in costume da bagno, a pranzo si poteva andare alla spaghetti house, dove si mangiava solo pasta, ma con mille condimenti diversi e la sera, se ne avevamo voglia, potevamo andare al centro sportivo dove c'era sempre qualche spettacolo.  La discoteca per i ragazzi più grandi dei nostri, era ben controllata, perfino con i cani antidroga, per dare sicurezza ai genitori.



Ogni tanto si usciva dall'isola per andare al mercato del pesce a Chioggia o per una puntata a Venezia a comprare borse contraffatte dai vuccumprà; oppure la sera, si usciva dalla sbarra che chiude il villaggio e si suonava la campanella perchè i gestori del ristorante dall'altra parte del canale ci mandassero una barca per portarci a mangiare il pesce fresco cucinato da loro.



Era una vita semplice, in un luogo quasi selvaggio, incontaminato. L'isola, allora, era proprietà di una banca svizzera, mentre oggi appartiene al gruppo Marcegaglia. C'erano poche ville bellissime, mentre adesso, come ho visto in una visita un paio d'anni fa,  col crescere della fama del posto, ce ne sono molte di più e la zona boscosa è stata ridotta. E' un peccato e spero che nessuno lasci costruire in modo esagerato, togliendo all'isola il suo fascino speciale.






















sabato 23 agosto 2014

Cucina messicana

Una ricetta postata da Patrizia sul suo blog "Non si sfugge alla propria nonna"  mi ha fatto tornare in mente il mio primo viaggio in California, quando ho scoperto la cucina messicana.
Erano i tempi in cui a tavola riuscivo a bere due dita di vino rosé senza che mi venisse il mal di testa e dopo cena potevo azzardare un Mai Tai, un Margarita o una Sangria senza star male come un cane. Un'altra vita... adesso sono completamente astemia per forza di cose.

Comunque una mattina mio zio ci preparò per colazione gli huevos rancheros e da quel giorno il mio flirt con la cucina messicana è cominciato per durare fino ad oggi. Per la verità non proprio tutta la cucina messicana mi piace: amo il piccante e il piccantissimo, mentre non apprezzo il genere avocado o guacamole.






Gli huevos rancheros sono delle semplici uova fritte servite su tortillas di granoturco, ricoperte di salsa tomato-chili (pomodoro-peperone) e formaggio grattuggiato tipo fontina o emmenthal. Possono essere servite con fagioli neri, riso cotto al vapore e condito con tabasco e, volendo, fette di avocado o un po' di guacamole. Per accontentare tutti i gusti si possono preparare 
 degli huevos divorciados, cioè si prepara un uovo condito con salsa chili, l'altro uovo con salsa guacamole e li si divide con un muro di fagioli neri.







Per preparare la salsa ranchera fate così:
Prendete mezzo chilo di pomodori maturi e ben sodi, sbucciateli, privateli dei semi e tritateli grossolanamente insieme a 4 cipollotti novelli e mezzo peperone verde senza semi. Private due peperoncini rossi dei semi e dei piccioli e tagliateli per lungo, tritandoli finemente. Uniteli ai pomodori. Aggiungete un ciuffo di coriandolo tagliuzzato con le forbici, sale, pepe, il succo e la scorza grattuggiata di un lime. Amalgamate bene il tutto cuocendolo per qualche minuto. Se serve aggiungere un pochino di brodo.

La salsa guacamole è antichissima, arriva fin dal tempo degli atzechi. Originariamente era semplicissima:
Prendete della polpa di  4 avocado e schiacciatela con la forchetta fino a ridurla ad una purea.Spremere due lime e grattuggiare la buccia di uno. Aggiungere il tutto alla purea di avocado e salare.
Oggi si usa arricchire questa salsa in diversi modi, a seconda del gusto personale:
- con aggiunta di yogurth, aglio, peperoncino, pepe, sale e cumino
- con aggiunta di pomodoro, peperoncino jalapeno, cipolla, aglio, sale e pepe
- con aggiunta di cipolla rossa tritata, coriandolo, peperoncino, sale
- con aggiunta di peperoncino, cipolla rossa, sale
- con aggiunta di olive nere tritate, aglio, olio di oliva, sale.

Un'altra ricetta che mi pare simpatica, anche se probabilmente non ha niente a che fare con il Messico,è quella del Tortino di patate chips


Battete in una ciotola 4 uova con una presa di sale. Quando sono spumose aggiungete 3 cucchiai di latte e continuate a sbattere ancora un po'. Aggiungete 2 hg. di patatine chips e lasciatele riposare nell'uovo per qualche secondo, rimescolando un po'.
Scaldate 2 cucchiai di olio di oliva e quando è pronto, buttateci il composto mescolando con un cucchiaio di legno. Fate rapprendere e voltate la frittata per farla rapprendere anche dall'altra parte. Servite subito.
 









venerdì 8 agosto 2014

San Marino




Quando ero una bambina, nel mese di luglio andavamo al mare a Rimini, per una ventina di giorni. Andavamo in casa della signora Assunta che, con la sua famiglia, si ritirava nel seminterrato, ci affittava le sue stanze e ci preparava da mangiare. Per noi bambini era una festa perchè insieme a noi veniva una famiglia di amici e là ne trovavamo un'altra, che veniva da Padova, e quindi avevamo sempre gli stessi compagni con cui giocare, azzuffarci, fare tuffi e piste per le palline dei corridori del giro.
I papà venivano al sabato e allora ci lasciavano alle cure della signora Assunta, mentre loro portavano le mamme a San Marino, a ballare, al Nido del falco.
 Per noi San Marino era un posto mitico ed eravamo sempre contenti quando ci vestivano della festa e ci portavano là in gita, anche se per andarci, dovevamo rinunciare ai giochi e al bagno in mare.



C'erano tanti negozietti di souvenir, c'era da comprare la torta speciale del posto , c'era da correre da una torre all'altra.....
Qualche anno fa ci sono tornata e purtroppo non ne ho avuto più quell'impatto di meraviglia, di posto fuori dall'ordinario. Certo la rocca è sempre stupenda, la vista fantastica, il castello bellissimo, ma i negozi di souvenir non sono più una novità, sono proliferati in maniera esponenziale, la paccottiglia abbonda e i turisti, quasi tutti russi,  mi parevano più a caccia di outlet, che non di atmosfera speciale storica e fantastica. I tempi sono cambiati, io sono cambiata. Peccato! E' un sintomo d'età....



San Marino


La più antica Repubblica del mondo, 61 kmq di superficie, un piccolo Stato che da oltre 1700 anni
è indipendente, una popolazione che si è dimostrata nella storia saggia ed appagata della propria estensione territoriale.

L'indipendenza della Repubblica ha origini antichissime, tanto che San Marino è ritenuta la più antica repubblica del mondo ancora esistente.  La tradizione fa risalire la sua fondazione al 3 settembre 301 d.C., quando San Marino, un tagliapietre dalmata dell'isola di Arbe fuggito dalle persecuzioni contro i cristiani dell'imperatore romano Diocleziano, stabilì una piccola comunità cristiana sul monte Titano, il più alto dei sette colli su cui sorge la Repubblica. La proprietaria della zona, una ricca donna di Rimini donò il territorio del monte Titano alla piccola comunità, che lo chiamò a memoria del fondatore "Terra di San Marino" , il quale prima di morire, avrebbe secondo la leggenda pronunziato ai suoi seguaci la seguente frase: « Relinquo vos liberos ab utroque homine" ( vi lascio liberi da entrambi gli uomini), ovvero liberi dall'Imperatore e dal Papa, sovrano dell'impero l'uno, guida della chiesa l'altro.





Da allora, fra storia e leggenda, si è sviluppato uno stato sovrano, ad oggi membro del Consiglio d'Europa e delle Nazioni Unite, ma ancora molto legato alle proprie origini e tradizioni.
Se ne accorse Napoleone Bonaparte, che, offerti doni ed amicizia alla piccola Repubblica, si vide però rifiutare l’offerta di ampliamento territoriale, ritenuto troppo rischioso dai sammarinesi. 

Ne ebbe prova anche il Generale Giuseppe Garibaldi, che, durante i combattimenti per l’Unità d’Italia, si rifugiò a San Marino con migliaia di soldati.
Lo riconobbe anche il presidente americano Abramo Lincoln che dimostrò la sua benevolenza scrivendo ai Capitani Reggenti “.. benché il Vostro dominio sia piccolo, nondimeno il Vostro Stato è uno dei più onorati di tutta la storia ... “. 


Da: http://www.bytrainsanmarino.com/itinerari.htm e da wikipedia





Di importante interesse storico e culturale sono le tre celebri rocche che sorgono sui punti più alti del monte Titano, simboli della Serenissima Repubblica. La "Rocca Guaita" (prima torre, di guardia) eretta nell'XI secolo ospita una Cappella eretta in onore di Santa Barbara; La "Rocca Cesta (seconda torre)" costruita nel XIII secolo sul punto più alto della montagna precede la terza e la più piccola delle tre torri il "Montale".
La via pedonale che conduce da una torre all'altra hal'affascinante nome di "passo delle streghe" e si narra che lungo il percorso si possano fare incontri strani......