Dindi

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mercoledì 30 settembre 2015

Incontro del clan

Il 27 settembre gli amici dei Clan si sono dati appuntamento a Castell'Arquato per quello che sta diventando il consueto incontro annuale, quando finalmente si può godere per qualche ora della reciproca compagnia e, accantonate per un giorno le mail, le telefonate, i contatti su fb e what's up, c'è spazio per tutto il calore e l'allegria che solo una presenza fisica può regalare.

La scelta di un antico borgo medievale, ricco di storia e tradizioni, è stata particolarmente indovinata perchè ci ha consentito di conoscere uno dei tanti angoli preziosi sparsi un po' ovunque nel nostro bel paese e apprezzati all'estero per il loro patrimonio culturale ed artistico.

Inoltre, da non sottovalutare, Castell'Arquato si trova tra le province di Piacenza e Parma, in un territorio ricco di prodotti eno-gastronomici di eccezionale qualità, come abbiamo potuto constatare quando ci siamo seduti a tavola all'ora di pranzo.

E' stata per tutti noi una giornata perfetta, da ricordare nel tempo.

Abbiamo scattato qualche foto, che pur non avendo alcun pregio artistico, ci aiuteranno a rivivere questa piacevolissima giornata  fino al prossimo appuntamento.

































































venerdì 25 settembre 2015

Vacanze 2015





Era da sempre che desideravo vedere questa parte di America, perchè  molti dei libri che ho letto raccontano storie che si svolgono proprio lì, su quella costa che immaginavo selvaggia, procellosa e ricca di belle case antiche, con grandi camini, biblioteche ben fornite e spiaggette private; abitate da scrittori, avvocati o architetti, a due passi da paesini di pescatori ricchi di fascino.
 E finalmente ci sono andata! Un viaggio da fare per nave, per poter vedere posti a parecchia distanza l'uno dall'altro in un tempo relativamente breve: in macchina sarebbe stato impossibile e massacrante, visto che non siamo più ventenni. E allora: crociera: amata per le possibilità che offre e odiata per tante altre cose.
Purtroppo la qualità già scadente delle mie fotografie in questo caso è peggiore di sempre: fare foto dal finestrino dell'autobus che corre non è facile e anche quando si è a terra e si vuole riprendere qualcosa, ci sono altre cento persone che vogliono fare lo stesso e nello stesso momento. Quindi scatti mossi, foto sbilenche e mani e teste indesiderate che compaiono in ogni luogo. Quindi, vi prego, perdonatemi!

Allora: si salpa da Cape Liberty, New York, quindi, dato che non abbiamo mai visto la grande mela, partiamo un giorno prima per averne almeno una rapida visione. 
All'arrivo ci attende un pullmino con un autista piuttosto folcloristico: parla come il Papa, essendo argentino, e dice una marea di cose sconclusionate, in un italiano molto personale, cercando di pubblicizzare fast food e negozi che certamente gli danno una mancia per questo. Il nostro orologio biologico è posizionato sulle 3 di notte, quindi non siamo molto reattivi, ma quando, subito prima di una curva, ci spara Frank Sinatra che canta NewYork NewYork a mille decibel, ci svegliamo di colpo per vedere, dopo la curva, lo skyline della città ormai illuminato per la notte. E' una visione fantastica, entusiasmante, bellissima. Al buio si vede solo ciò che è illuminato, solo il meglio e non si può far altro che pensare a che cose meravigliose l'uomo sa costruire, (dimenticando del tutto anche quanto di brutto sa fare). E' un momento veramente magico e mi dispiace davvero di non poterlo documentare adeguatamente.



Il giorno dopo abbiamo un tour organizzato, che ci porta nei luoghi più famosi e più rimarchevoli della città:







Central Park, di cui abbiamo solo una visione superficialissima, per forza di cose, ma dove ci fermiamo a vedere l'angolo dedicato a John Lennon, proprio di fronte alla casa dove viveva e che adesso è in ristrutturazione, per cui non ce ne facciamo una grande idea.
La guida ci racconta che spesso qui si incontrano personaggi famosi come Yoko Ono o Woody Allen, che è puntuale ogni giorno alla stessa ora ( e mi fa venire in mente Kant, su cui i compaesani regolavano gli orologi). Si dispiace moltissimo che noi non abbiamo la "fortuna" di incontrarne qualcuno, ma veramente, a me, non importa un accidente. Le case dei ricchi e famosi sono tutte qui, in fila una dopo l'altra: penso che gli appartamenti siano stupendi, ma viste da fuori, mi paiono abbastanza banali. Hai voglia di paragonarle con le residenze vip che ci sono da noi....







Si prosegue il giro in un carosello di immagini che si sovrappongono l'una all'altra :




















palazzi, grattacieli, chiese, monumenti, ponti, statue, musei, alberghi.....tutto si confonde in una visione fugace e un po' caotica e in una ridda di odori diversi dai nostri, che ci riportano a cucine sconosciute e probabilmente esotiche. Il traffico è allucinante, posso dire che Napoli, al confronto, ha una viabilità ordinata e silenziosa....qui è tutto un suono di clackson, uno stridìo di freni, taxi a perdita d'occhio, limousine di ogni forma e dimensione, che accostano per far salire e scendere persone ( a Manhattan quasi nessuno ha una macchina, tutti si servono di questo tipo di mezzi), gente che cammina rapida parlando al telefono o mangiandosi il pranzo, quasi sempre con un bicchiere in mano, gruppetti di fumatori riuniti intorno a posacenere al di fuori di porte di palazzi e alberghi, persone che fanno jogging e si fermano appoggiandosi ad un muro per fare stretching, contando fra sè e sè, oppure eseguendo esercizi ginnici...Mi chiedo: ma sarà davvero salutare correre in mezzo ai gas di scarico delle auto, urtando i passanti e sudando nel caldo umidissimo che fa grondare anche chi sta fermo? Passando davanti a negozi o alberghi o porte aperte verso qualche interno, vengono anche investiti da folate di aria condizionata messa a livello polare..... ( non sarebbe meglio correre dentro il parco?? Mistero!!) Io, al riguardo, la penso come Nero Wolfe: il movimento fa male, molto male (soprattutto al cervello)!








Nel quartiere italiano si sta preparando la festa di San Gennaro, nelle vetrine si vede di tutto: da quelle che ci fanno venire l'acquolina, a quelle di un orrendo lusso decisamente kitch, che offrono articoli che non vorremmo nemmeno se potessimo permetterceli:




Avete visto il pianoforte? E' solo una delle chicche esposte....
Un po' rintronati, la sera, prendiamo un altro tour, questa volta in barca, per vedere la città dall'acqua e non ce ne pentiamo minimamente perchè lo spettacolo è quello della sera  precedente, ma più vasto: luci, luci e ancora luci, che si riflettono sull'acqua e dondolano e cullano, cancellando tutto quello che c'è intorno. Il caldo è ancora opprimente.










Brutte foto, vero? Ma credo che in internet, se vi interessa, potete trovarne di migliori, più vicine alla realtà, più emozionanti!
Per oggi è fatta; l'indomani mattina ci sono ancora un paio di ore prima che ci vengano a prendere per portarci al porto, quindi andiamo a fare due passi qui vicino: c'è la famosa Quinta da esplorare. Piove, ma il caldo è ancora pesante. La quinta strada è famosissima nel mondo: ci sono tante vetrine extralusso. Ma noi, se vogliamo vedere qualcosa del genere, abbiamo via della Spiga, o Montenapoleone e al confronto le vetrine americane sembrano troppo vistose e pacchiane. Sarà che le strade italiane, più strette, danno un'impressione di raccoglimento e di eleganza, che qui si perde del tutto, in mezzo al traffico che divide un marciapiede dall'altro. Probabilmente anche il silenzio, in confronto a questa cacofonia, significa molto. Sarà che siamo campanilisti, ma Milan l'è un grand Milan, anche se non è una grande mela!!
Passiamo al Rockfeller Centre e siamo un po' delusi, perchè ce lo immaginiamo natalizio, con i pattinatori e l'albero gigante. Invece siamo in estate  e ci sembra una comune piazza, con negozi e palazzi all'intorno. C'è un certo assembramento, cordoni di polizia che ci indirizzano da una parte: un grande schermo trasmette quello che sta succedendo più avanti: un gruppo musicale si esibisce su una specie di ring all'aperto, forse stanno registrando qualcosa. Ragazzine in fianco a noi urlano a comando, rispondendo all'urlo che arriva da quelle più avanti, ma non si capisce come mai l'ovazione scatti proprio adesso e non un attimo prima o dopo... Scopriamo che si tratta di Justin Biber....e non commento: io sono dell'epoca dei Beatles e il mio palato musicale si è fatto con loro, quindi è difficile entusiasmarmi per un ragazzetto che mi pare insulso...e poi mi ricordo l'odio e il disprezzo che provavo a suo tempo per chi non condivideva i miei gusti...allora: shut up! e andiamo via. E' quasi ora di andare alla nave.

Ed eccoci al porto: siamo un attimo disorientati perchè qui sulla Royal Caribbean non ci sono, come sulle Costa, gli stewart che ti indirizzano su dove andare e cosa fare; comunque ce la caviamo e finalmente siamo nella nostra cabina, bella spaziosa e con terrazzino. Mentre aspettiamo il bagaglio, facciamo un giro di ricognizione e andiamo ad informarci su dove dovremo cenare, facendoci riservare un tavolo a due: siamo un po' misantropi e non abbiamo voglia di dover chiacchierare tutte le sere con degli sconosciuti, in inglese, per giunta! Infatti abbiamo capito che qui siamo gli unici italiani: questa non è una crociera che attira i nostri connazionali...peccato! L'unica lingua che si parla e anche tutti gli avvisi sono rigorosamente in inglese. Ma come mai? Il viaggio è internazionale e a bordo ci sono francesi, spagnoli, tedeschi, cinesi e giapponesi. Evvabè, ci arrangeremo!




Il primo giorno è tutto di navigazione, il tempo è bruttino, quindi non si sale sui ponti a prendere il sole. Per fortuna in tv c'è il torneo di Flushing Meadows e oggi e i prossimi giorni avremo l'enorme soddisfazione di vedere la piccola Roberta Vinci battere alla grande la numero uno, Serena Williams, che non la prende molto bene. Saremo contenti, anche quando poi, la Pennetta si aggiudicherà il torneo, concludendo, alla ragguardevole età di 33 anni, una carriera molto, molto soddisfacente. Sono giorni in cui guardiamo gli americani dall'alto al basso e non capita spesso.
Io, nel frattempo, ho già finito il libro che doveva bastare per 10 giorni. Per fortuna ho un paio di Settimane enigmistiche, per passatempo.

La prima escursione, il secondo giorno, è a Portland, nel Maine, chiamata dal suo cittadino, il poeta Henry Wadsworth-Longfellow, il gioiello sul mare. Lo stile della città è vittoriano; veniamo a sapere che nel passato ha avuto diverse traversie a causa di fuoco, guerra e indiani, quindi è stata ricostruita più volte. La città è posta su una collinetta davanti al porto e, salendo, si ha una bellissima vista della Casco bay.
Non ho nessuna foto decente della città, ma qualcuna del faro che abbiamo visitato poco dopo, sì e anche di Kennebunkport, un paesino turistico pieno di negozi di souvenir e dove abbiamo mangiato la nostra prima aragosta di questo viaggio, in un locale....italiano!!

















Tornati a bordo, incominciamo a renderci conto che le manie degli americani sono di tipo "talebano", cioè tassative e senza democratica possibilità di differenziazione. La nave è disseminata di erogatori di liquido disinfettante; sulla soglia delle sale da pranzo c'è una guardia che controlla se lo hai usato, altrimenti ti manda indietro a farlo. Nel porto, prima di risalire sulla Liberty, c'è un addetto con un boccione sottobraccio, che svolge la stessa funzione, in quanto gli erogatori fissi mancano. Se usi uno dei bagni disseminati qui e là, su ogni specchio c'è un cartello che ti ordina ( non è un invito, ma proprio un ordine) di lavarti le mani e sulla porta un altro cartello ti diffida dall'usare la maniglia senza utilizzare un fazzoletto di carta o un pezzo di stoffa da buttare.
Sapevo che loro temono i microbi e le malattie, ma tanta ossessione da parte di un popolo che non ha ancora afferrato l'importanza fondamentale dell'uso del bidet, mi pare un tantino eccessiva: non di sole mani siamo fatti.....
C'è poi il terrore del fumo. Sulle crociere in cui eravamo stati in precedenza, c'era il divieto di fumare nei locali comuni e nelle cabine, ma si poteva farlo sul terrazzino. Così ci eravamo portati un posacenere da viaggio e lì l'abbiamo utilizzato. Non l'avessimo mai fatto! Era proibito pure lì!! La cameriera ha fatto la spia e un gentile ed inflessibile addetto è venuto a comunicarci che se avessimo continuato, ci sarebbe stata una multa di 250 dollari. Se volevamo fumare, nel casinò c'è una zona riservata a questo. Ok, però fatemi capire: all'aperto, sul terrazzino solo nostro, no e invece nel casinò, in un quadrato confinante con la zona non fumatori dove stavano tutti, sì??? mah! Comunque un cartello col divieto, magari, ci avrebbe reso edotti sulla faccenda e avremmo evitato la reprimenda.
La lotta al fumo è sacrosanta, però perchè non preoccuparsi con lo stesso zelo anche di altri problemi? Che mi dite del dilagare delle armi tra gli studenti? Del razzismo che ha rialzato la cresta (forse mai abbassata), del consumo di stupefacenti? E dell'alcool? Anche sulla nave questi hanno sempre un bicchiere in mano e se non è pieno di bevande gassate , che non è che siano salutari, contengono vino o liquori. Noi avevamo un pacchetto che comprendeva bibite soft a piacere, ma non l'abbiamo mai usato: o bevevi coca, sprite o frozen fruit, o niente. Cocktail analcolici non ce n'erano.
 E mi pare che il problema obesità non sia stato certo sconfitto. I nostri compagni di viaggio erano per lo più persone della nostra età: in questo periodo dell'anno i ragazzi sono a scuola e i giovani al lavoro. Direi che il 90% delle persone a bordo erano abbondantemente sovrappeso, ma in maniera davvero eclatante, tanto che IO mi sentivo quasi una modella.....ma scherzi a parte, un programma dietetico sarebbe molto opportuno, anche se il luogo a ciò indicato non è certo la nave, dove veramente c'è un'offerta alimentare molto invitante.
Ma scusate, quante digressioni!!! 
Riprendiamo il viaggio con l'escursione del terzo giorno: Bar Harbor, Maine, Acadia National Park e Cadillac Mountain.
La giornata è piuttosto brutta, tanto che, saliti sulla Cadillac Mountain, ridiscendiamo subito, dato che è impossibile vedere qualcosa in mezzo alla nebbia fitta che ci circonda.
Il paese mi piace moltissimo: molto verde e con tantissimi negozietti invitanti. Il tempo è pochissimo, ma riesco ad arraffare per le bambine un paio di pigiamini decorati con i moose, un tipo di alce, tipici della zona.








La costa è molto suggestiva, in un tipo di granito rosa stratificato dai secoli









Anche qui si mangia aragosta, ma stavolta non è arrotolata in un panino, è ancora intera e ci danno degli schiaccianoci per romperla e toglierne la polpa. Buonissima! 

Durante la notte la Liberty of the seas ha varcato il confine invisibile che separa gli USA dal Canada e noi sbarchiamo a St.John, un paese fondato nel 1785 da un gruppo di lealisti che disapprovavano la ribellione dei coloni verso l'Inghilterra, sacra madrepatria e volevano iniziare una nuova vita. Qualche decade più tardi, un nutrito gruppo di irlandesi che cercavano rifugio da non so più che cosa, raggiunsero questa zona e popolarono anche loro New Brunwick e la baia di Fundy. Dopo un periodo sereno, un grande fuoco rase al suolo la cittadina, che fu ricostruita con case in stile vittoriano.

La prima sosta è alla torre difensiva della città, che si chiama Carlo Martello Tower









Chiesto alla guida come mai la torre abbia questo nome, non lo sa. Non sa nemmeno chi sia Carlo Martello, non l'ha mai sentito nominare.....Le diciamo che è il nonno di Carlo Magno, ma la signora non conosce neppure lui. Amen!

In questo punto della città si può assistere ad un fenomeno molto strano: le reversing falls rapids. Succede quando le rapide che sfociano nella baia incontrano l'oceano e la fortissima differenza delle maree fa in modo che l'acqua corra per alcune ore in un senso e in altre ore nel senso inverso in quanto prima il fiume entra nel mare e poi il mare entra nel corso del fiume. Si crea una forte turbolenza nel momento in cui la marea è alla stessa altezza dell'acqua del fiume,  quando il dislivello è molto alto, invece, le acque sembrano calme.
Noi ci siamo andati in due momenti diversi della giornata:










Il centro è molto carino, c'è una bella piazza con un parco e un cimitero come tutti quelli che ho visto in questo viaggio: un prato con tante lapidi, tra le quali si può passeggiare.
Un giro all'antico mercato coperto della città e poi si va in un posto sulla costa, dove ci sono due antichi ponti coperti e un faro




























sulla spiaggia si possono raccogliere sassi con disegni di cerchi, che pare portino fortuna, ma il tempo è talmente brutto, che non sono invogliata a fare una ricerca. Nemmeno le grotte sulla spiaggia sono visitabili, quindi andiamo tutti al ristorante per un'altra specialità del posto: la clam chowder, che a me piace moltissimo. A Giorgio, purtroppo, no.
Dopo, facciamo una puntatina in un classico pub irlandese ( e noi non beviamo birra, accidenti!) poi, via, sulla nave un'altra volta.



Abbiamo scoperto un canale tv dove trasmettono solo film molto vecchi, in bianco e nero, o colorati in un secondo tempo e ci stiamo divertendo a vederli. La trama è intuibile anche se non si capisce moltissimo dei dialoghi e mi dispiace che alcuni di quelli non siano mai arrivati in Italia. Sono storielle di equivoci, di ricche ereditiere e squattrinati fidanzati, che si rivelano più attendibili dei falsi cicisbei che conquistano i padri....si ride! Siamo negli anni venti, mi sembra.
Un altro film, più recente, racconta dei giorni in cui Agatha Christie era scomparsa.  Vi ricordate che Mianna ce ne aveva parlato qui http://ilclandimariapia.blogspot.it/2012/07/agatha-christie.html?
Non ho potuto veder finire il film, perchè era ora di cena, ma pare che fosse sostenuta l'ipotesi che Agata avesse inscenato il proprio omicidio, facendo ricadere la colpa sul marito, per vendicarsi di essere stata abbandonata. Non ne sono sicura, però, non ho visto la conclusione purtroppo.
Il giorno dopo arriviamo ad Halifax, nella Nova Scotia: finalmente c'è il sole. Halifax è una città bella e grande, fondata dagli ufficiali inglesi, che ne avevano riconosciuto l'importanza strategica come base militare, fu poi popolata da migliaia di emigranti europei: francesi, irlandesi, scozzesi e anche da molti schiavi che fuggivano dagli stati del sud degli USA. Per un periodo fu utilizzata come Ellis Island fu poi utilizzata nel secolo seguente. La guida ci ha narrato le vicende storiche di questa zona, ma sinceramente non ho capito molto. Fatto sta che molti dei lavoratori del settore turismo sono vestiti con il kilt.





Facciamo un giro sul pier e visitiamo un interessante museo delle linee navali Cunard, poi  andiamo a mangiare la solita aragosta. Incominciano a spuntarmi le chele....e Giorgio non ne può più, tanto che si fa portare qualcosa d'altro.











Nel pomeriggio andiamo al villaggio di Peggy's Cove, che è abbastanza lontano, ma vale la pena non perderlo











Rientrati ad Halifax, ci portano a vedere il forte, cosa di cui avrei fatto a meno molto volentieri....c'erano negozietti, vicino al porto, che mi sembravano molto più interessanti....






ma dopo il forte c'è da vedere un bellissimo giardino comunale, che la guida ci mostra anche se è fuori dal "pacchetto" perchè ne va giustamente orgogliosa: è bellissimo!












  
e rientrando al porto scopriamo che al suo interno ci sono vari negozi dove mi diverto a frugare: trovo perfino un angolo vintage dove compero un librino che condividerò con i miei amici e una scatola di cubi con le storie di Perrault. Cosa desiderare di più?


 La nave riparte e prende la via del ritorno, che è piuttosto lunga, quindi ci aspetta un giorno intero di navigazione. Questa volta c'è il sole, quindi possiamo stare sul ponte, anche se non ci scopriamo molto, perchè l'aria è piuttosto fredda.  Cerco di prendermi una bella abbronzatura, levo gli occhiali e offro il viso al sole per un bel pezzo immaginandomi con la pelle dorata, uniforme e, magari, anche un po' ringiovanita. Sogni folli e sconsiderati perchè il giorno dopo sembrerò un panda col morbillo, altro che uniformità e levigatezza! Accidenti....il danno è grosso e difficilmente occultabile.
La sera c'è un'altra di quelle cene di gala che richiedono l' abito formale: che palle! L'altra volta ci siamo andati ugualmente in tenuta casual, ma stavolta scopriamo che non è obbligatorio cenare nel ristorante assegnato e  si può andare tranquillamente al solito self service di colazione e pranzo dove, oltre tutto, c'è moltissima scelta, si prende quello che si vuole e nessuno rompe le scatole. Andiamo lì, ma prima ci divertiamo un mondo a fare i pettegoli e stare a guardare ( e criticare) le coppie travestite da vip che si fanno fotografare per i posteri in abiti da sera veramente esilaranti. Gli uomini sembrano per lo più infilati nel vestito della prima comunione, con il farfallino che li strozza e le scarpe, magari, anche tipo tennis. Le signore....per carità! Qui si scopre la possibile ragion d'essere del burka. Quante volte ho pensato per me stessa che potrebbe essere utilissimo per nascondere le magagne e le trascuratezze di una vita! Che comodità se fosse una scelta consapevole di chi lo indossa e non un'imposizione da parte di un marito! 
Comunque le mises che sfilano davanti al fotografo sono diverse e variegate; la maggior parte indossate da chi non dovrebbe proprio osare....ma cosa credono? di essere al ballo delle rose di Montecarlo? Ma non hanno uno specchio? Scollature, spacchi, mini o maxi e soprattutto pieghe e arricciature non a tutte donano.....Poi mi rendo conto di quanto queste signore siano fortunate: delle due l'una. O sono allegramente inconsapevoli, o se ne fregano alla grande e allora...ok! Buon divertimento!
C'è una cosa, però , da sottolineare: nella maggior parte dei casi pare che i parrucchieri americani odino le loro clienti perchè certi tagli e certi colori sono veramente al di là del bene e del male. Certe teste sembrano quelle di nylon delle bambole. E non sempre è bene sembrare una bambola.
Che pettegoli e cattivi.....comunque da stasera non si cena più al ristorante, ma si va al self service.
L'indomani si sbarca a Boston che, fin dal primo impatto, mi pare molto, molto bella. Lo è davvero: bella ed elegante. Non so da che cosa dipenda, ma perfino la gente per strada è diversa da quella di NY. Passiamo dalla via dei negozi di firma e qui sì che c'è classe ed eleganza. Non ci delude come la quinta!

Boston è una delle più antiche città americane: lì vicino è approdata la Mayflower, lì è iniziata la rivoluzione. La storia americana vive in questa città che è cresciuta diventando un grosso centro non solo per gli affari, ma anche per l'arte e la cultura. Mi dispiace che l'escursione che abbiamo scelto sia la più ricca e che quindi ci fermeremo poco tempo in città, perchè c'è altro da visitare e so da subito che qui mi piacerà ritornare, in futuro, se potrò, per approfondirne la conoscenza.





























Il pranzo ci viene servito nel ristorante più vecchio d'America: l'Union Oyster House. La struttura era anticamente un negozio di seterie e poi un centro d'affari fino a diventare la sede del più vecchio giornale d'America "The spy". E' il tipoco locale che io amo: semplice, senza orpelli, ma ricco di atmosfera.






 Nel pomeriggio partiamo in autobus per visitare i luoghi degli inizi della rivoluzione americana e delle battaglie contro gli inglesi. Vi ricordate quello che Maxi ci aveva raccontato parecchio tempo fa qui:http://ilclandimariapia.blogspot.it/2012/03/ancora-su-louse-may-alcott.html ?

 Quello che abbiamo visto sono proprio i luoghi di cui lui ci ha parlato e vi invito ad andare a rileggerlo





A Concord passiamo davanti alla casa di Louise May Alcott e mi piacerebbe moltissimo poter scendere dall'autobus ed entrare a vedere dove e come vivevano le mie adorate Piccole donne, ma la sosta non è prevista e tutto quello che ho è questo:  


 
 La gita prevede ancora una fermata, prima del rientro sulla nave, a Cambridge, al campus dell'università di Harvard








E poi si risale sulla nave, dove ci aspetta un'altra lunga giornata di navigazione.
Nel pomeriggio al teatro, danno una rappresentazione musicale: La febbre del sabato sera. Ci andiamo e ci piace moltissimo. Non solo per le musiche dei Bee Gees, che non hanno certo bisogno di essere spiegate, ma i ragazzi che recitano e ballano sono  bravissimi e le scene sono veramente straordinarie, soprattutto pensando che questo non è un teatro comune. Bravi tutti, veramente!
La vacanza sta per finire. Il giorno dopo, allo sbarco, l'agenzia ci fa trovare una limousine lunga otto metri per portarci in aeroporto, Siamo imbarazzatissimi, ma ci godiamo anche questa esperienza, come poi ci godiamo quella del metrò per tornare a Manhattan , dato che il nostro aereo parte tardi in serata, del dover scendere perchè la linea è interrotta e trovarci in un quartiere dei peggiori e accalcarci su un autobus mezzo scassato. Dalle stelle alle stalle!!!
L'ultimo giorno a NY è frenetico: cerchiamo qualche regalo specifico che ci è stato richiesto e camminiamo, camminiamo, camminiamo....senza pranzare, per farcela a trovare tutto quello che ci serve. Poi, finalmente, stremati e contenti, saliamo in aereo e...TORNIAMO A CASA!! Che bello!!!