Dindi

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domenica 31 agosto 2014

Albarella




Quando mio figlio e i suoi cugini erano bambini, in villeggiatura andavamo ad Albarella. Era un posto perfetto per la nostra idea di vacanza. Una volta scaricati i bagagli nella villetta che affittavamo, la macchina veniva chiusa e abbandonata, perchè lì si poteva girare solo in bicicletta e si entrava in un mondo di calma e relax. I pericoli, per i bambini, erano al minimo, mentre gli spazi per i giochi erano moltissimi.




Il mare non era un granchè, dato che l'isola è prossima alla foce dell'Adige e al delta del Po, ma le piscine compensavano. C'erano poi campi da tennis in abbondanza, campi da calcio e possibilità di fare diversi tipi di sport.



A noi piaceva vagare tra i boschi alla ricerca di more o per osservare i daini e i fagiani, oppure ci piaceva fare il giro dell'sola in bicicletta, costeggiando le saline e la laguna da una parte e il mare dall'altra, alla scoperta di qualche villa del settecento, che a volte veniva utilizzata per mostre o aste di antiquariato. La spiaggia di sabbia fine e chiara consentiva ai bambini la costruzione di improbabili castelli.




 Avevamo un piccolo motoscafo e lo utilizzavamo per brevi giri intorno all'isola; non ci siamo mai avventurati verso Venezia o Chioggia, perchè sapevamo di essere marinai del tutto inesperti e non volevamo correre rischi inutili.




 Si viveva praticamente in costume da bagno, a pranzo si poteva andare alla spaghetti house, dove si mangiava solo pasta, ma con mille condimenti diversi e la sera, se ne avevamo voglia, potevamo andare al centro sportivo dove c'era sempre qualche spettacolo.  La discoteca per i ragazzi più grandi dei nostri, era ben controllata, perfino con i cani antidroga, per dare sicurezza ai genitori.



Ogni tanto si usciva dall'isola per andare al mercato del pesce a Chioggia o per una puntata a Venezia a comprare borse contraffatte dai vuccumprà; oppure la sera, si usciva dalla sbarra che chiude il villaggio e si suonava la campanella perchè i gestori del ristorante dall'altra parte del canale ci mandassero una barca per portarci a mangiare il pesce fresco cucinato da loro.



Era una vita semplice, in un luogo quasi selvaggio, incontaminato. L'isola, allora, era proprietà di una banca svizzera, mentre oggi appartiene al gruppo Marcegaglia. C'erano poche ville bellissime, mentre adesso, come ho visto in una visita un paio d'anni fa,  col crescere della fama del posto, ce ne sono molte di più e la zona boscosa è stata ridotta. E' un peccato e spero che nessuno lasci costruire in modo esagerato, togliendo all'isola il suo fascino speciale.






















sabato 23 agosto 2014

Cucina messicana

Una ricetta postata da Patrizia sul suo blog "Non si sfugge alla propria nonna"  mi ha fatto tornare in mente il mio primo viaggio in California, quando ho scoperto la cucina messicana.
Erano i tempi in cui a tavola riuscivo a bere due dita di vino rosé senza che mi venisse il mal di testa e dopo cena potevo azzardare un Mai Tai, un Margarita o una Sangria senza star male come un cane. Un'altra vita... adesso sono completamente astemia per forza di cose.

Comunque una mattina mio zio ci preparò per colazione gli huevos rancheros e da quel giorno il mio flirt con la cucina messicana è cominciato per durare fino ad oggi. Per la verità non proprio tutta la cucina messicana mi piace: amo il piccante e il piccantissimo, mentre non apprezzo il genere avocado o guacamole.






Gli huevos rancheros sono delle semplici uova fritte servite su tortillas di granoturco, ricoperte di salsa tomato-chili (pomodoro-peperone) e formaggio grattuggiato tipo fontina o emmenthal. Possono essere servite con fagioli neri, riso cotto al vapore e condito con tabasco e, volendo, fette di avocado o un po' di guacamole. Per accontentare tutti i gusti si possono preparare 
 degli huevos divorciados, cioè si prepara un uovo condito con salsa chili, l'altro uovo con salsa guacamole e li si divide con un muro di fagioli neri.







Per preparare la salsa ranchera fate così:
Prendete mezzo chilo di pomodori maturi e ben sodi, sbucciateli, privateli dei semi e tritateli grossolanamente insieme a 4 cipollotti novelli e mezzo peperone verde senza semi. Private due peperoncini rossi dei semi e dei piccioli e tagliateli per lungo, tritandoli finemente. Uniteli ai pomodori. Aggiungete un ciuffo di coriandolo tagliuzzato con le forbici, sale, pepe, il succo e la scorza grattuggiata di un lime. Amalgamate bene il tutto cuocendolo per qualche minuto. Se serve aggiungere un pochino di brodo.

La salsa guacamole è antichissima, arriva fin dal tempo degli atzechi. Originariamente era semplicissima:
Prendete della polpa di  4 avocado e schiacciatela con la forchetta fino a ridurla ad una purea.Spremere due lime e grattuggiare la buccia di uno. Aggiungere il tutto alla purea di avocado e salare.
Oggi si usa arricchire questa salsa in diversi modi, a seconda del gusto personale:
- con aggiunta di yogurth, aglio, peperoncino, pepe, sale e cumino
- con aggiunta di pomodoro, peperoncino jalapeno, cipolla, aglio, sale e pepe
- con aggiunta di cipolla rossa tritata, coriandolo, peperoncino, sale
- con aggiunta di peperoncino, cipolla rossa, sale
- con aggiunta di olive nere tritate, aglio, olio di oliva, sale.

Un'altra ricetta che mi pare simpatica, anche se probabilmente non ha niente a che fare con il Messico,è quella del Tortino di patate chips


Battete in una ciotola 4 uova con una presa di sale. Quando sono spumose aggiungete 3 cucchiai di latte e continuate a sbattere ancora un po'. Aggiungete 2 hg. di patatine chips e lasciatele riposare nell'uovo per qualche secondo, rimescolando un po'.
Scaldate 2 cucchiai di olio di oliva e quando è pronto, buttateci il composto mescolando con un cucchiaio di legno. Fate rapprendere e voltate la frittata per farla rapprendere anche dall'altra parte. Servite subito.
 









venerdì 8 agosto 2014

San Marino




Quando ero una bambina, nel mese di luglio andavamo al mare a Rimini, per una ventina di giorni. Andavamo in casa della signora Assunta che, con la sua famiglia, si ritirava nel seminterrato, ci affittava le sue stanze e ci preparava da mangiare. Per noi bambini era una festa perchè insieme a noi veniva una famiglia di amici e là ne trovavamo un'altra, che veniva da Padova, e quindi avevamo sempre gli stessi compagni con cui giocare, azzuffarci, fare tuffi e piste per le palline dei corridori del giro.
I papà venivano al sabato e allora ci lasciavano alle cure della signora Assunta, mentre loro portavano le mamme a San Marino, a ballare, al Nido del falco.
 Per noi San Marino era un posto mitico ed eravamo sempre contenti quando ci vestivano della festa e ci portavano là in gita, anche se per andarci, dovevamo rinunciare ai giochi e al bagno in mare.



C'erano tanti negozietti di souvenir, c'era da comprare la torta speciale del posto , c'era da correre da una torre all'altra.....
Qualche anno fa ci sono tornata e purtroppo non ne ho avuto più quell'impatto di meraviglia, di posto fuori dall'ordinario. Certo la rocca è sempre stupenda, la vista fantastica, il castello bellissimo, ma i negozi di souvenir non sono più una novità, sono proliferati in maniera esponenziale, la paccottiglia abbonda e i turisti, quasi tutti russi,  mi parevano più a caccia di outlet, che non di atmosfera speciale storica e fantastica. I tempi sono cambiati, io sono cambiata. Peccato! E' un sintomo d'età....



San Marino


La più antica Repubblica del mondo, 61 kmq di superficie, un piccolo Stato che da oltre 1700 anni
è indipendente, una popolazione che si è dimostrata nella storia saggia ed appagata della propria estensione territoriale.

L'indipendenza della Repubblica ha origini antichissime, tanto che San Marino è ritenuta la più antica repubblica del mondo ancora esistente.  La tradizione fa risalire la sua fondazione al 3 settembre 301 d.C., quando San Marino, un tagliapietre dalmata dell'isola di Arbe fuggito dalle persecuzioni contro i cristiani dell'imperatore romano Diocleziano, stabilì una piccola comunità cristiana sul monte Titano, il più alto dei sette colli su cui sorge la Repubblica. La proprietaria della zona, una ricca donna di Rimini donò il territorio del monte Titano alla piccola comunità, che lo chiamò a memoria del fondatore "Terra di San Marino" , il quale prima di morire, avrebbe secondo la leggenda pronunziato ai suoi seguaci la seguente frase: « Relinquo vos liberos ab utroque homine" ( vi lascio liberi da entrambi gli uomini), ovvero liberi dall'Imperatore e dal Papa, sovrano dell'impero l'uno, guida della chiesa l'altro.





Da allora, fra storia e leggenda, si è sviluppato uno stato sovrano, ad oggi membro del Consiglio d'Europa e delle Nazioni Unite, ma ancora molto legato alle proprie origini e tradizioni.
Se ne accorse Napoleone Bonaparte, che, offerti doni ed amicizia alla piccola Repubblica, si vide però rifiutare l’offerta di ampliamento territoriale, ritenuto troppo rischioso dai sammarinesi. 

Ne ebbe prova anche il Generale Giuseppe Garibaldi, che, durante i combattimenti per l’Unità d’Italia, si rifugiò a San Marino con migliaia di soldati.
Lo riconobbe anche il presidente americano Abramo Lincoln che dimostrò la sua benevolenza scrivendo ai Capitani Reggenti “.. benché il Vostro dominio sia piccolo, nondimeno il Vostro Stato è uno dei più onorati di tutta la storia ... “. 


Da: http://www.bytrainsanmarino.com/itinerari.htm e da wikipedia





Di importante interesse storico e culturale sono le tre celebri rocche che sorgono sui punti più alti del monte Titano, simboli della Serenissima Repubblica. La "Rocca Guaita" (prima torre, di guardia) eretta nell'XI secolo ospita una Cappella eretta in onore di Santa Barbara; La "Rocca Cesta (seconda torre)" costruita nel XIII secolo sul punto più alto della montagna precede la terza e la più piccola delle tre torri il "Montale".
La via pedonale che conduce da una torre all'altra hal'affascinante nome di "passo delle streghe" e si narra che lungo il percorso si possano fare incontri strani......