Dindi

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domenica 12 giugno 2016

I Pooh

Esattamente 51 anni fa andavo trepidante a Milano per vedere il primo concerto della mia vita. Emozionantissimo!! Si trattava nientemeno che dei Beatles!






L'inesperienza ci aveva fatto commettere un grave errore a me e a mia sorella: avevamo comperato i biglietti più economici e quindi, una volta arrivate col pullman dei fan, ci siamo trovate in un posto in alto, lontanissimo dal palco, dove dovevamo farci venire il torcicollo per vedere qualcosa e di sedersi neanche parlarne! Ma pazienza: si sentiva... e si era immerse nella magia che i 4 di Liverpool creavano per noi ragazzine ( e non solo!).
Allora mai e poi mai avrei creduto che sarei tornata a Milano, da vecchia, per ascoltare il concerto di un gruppo che allora non era ancora nato, ma che qualche anno dopo sarebbe stato già famoso e che io  avrei disdegnato in quanto ritenevo le loro canzoni troppo "popolari" per i miei gusti raffinati ed esterofili! Quel complesso era quello dei Pooh.
E invece...Gabriele mi ha chiesto di andare con lui a questo concerto e, poichè con gli anni i miei gusti si sono allargati a quasi tutti i generi musicali, ci sono andata volentieri per ascoltare un lungo pezzo di colonna sonora della mia vita.
I Pooh, con l'aggiunta del fedifrago Riccardo Fogli,  davano questo concerto di addio alla carriera perchè per loro è arrivato il momento di mettersi a riposo. Sinceramente non so se ci riusciranno: i loro fan probabilmente non glielo permetteranno perchè li amano troppo e non possono immaginare le loro serate e le loro vacanze senza una loro canzone. Del resto anche questo concerto avrebbe dovuto essere l'ultimo, ma i Pooh hanno dovuto ripeterne le date almeno fino alla fine dell'anno.



Non sto a raccontare qui la storia dei Pooh come complesso, con i nomi dei vari componenti che si sono succeduti prima che la loro formazione si consolidasse in quella "storica", perchè è una storia che chi è interessato può trovare facilmente nel web.
Interessante, invece, sapere come nasce il nome del complesso che, originariamente, si chiamava The Jaguars ( anche se nei Jaguars allora  c'era un solo componente di quello che poi sarebbe diventato il gruppo).
Al momento di stipulare il primo contratto con la casa discografica Le Vedette, si scoprì che quel nome non si poteva utilizzare perchè era stato usato da un complesso romano che aveva già inciso un disco. 
Bisognava trovare una nuova denominazione. Aliki Andris,  una collaboratrice della casa discografica, propose la seconda metà del nome Winnie the Pooh ( Winnie lo smargiasso), il famoso orsetto, sicura che sarebbe stato di buon auspicio. La ragazza ha avuto ragione perchè la fortuna del gruppo è andata sempre in crescendo!



agli inizi, ancora con Riccardo Fogli







La serata è stata all'altezza delle aspettative, emozionante davvero. Ha perfino smesso di diluviare!!!
Non c'era un buco vuoto in tutto lo stadio, cinquantamila persone hanno cantato insieme a loro canzone dopo canzone.  I Pooh hanno cantato per tre ore di fila senza interrompersi un solo secondo fra un pezzo e l'altro, se non per dire qualcosa a noi del pubblico. I decibel a livelli altissimi, le luci rutilanti, i giochi di "fumi" e finte fiamme, una cascata di diamanti di carta...tutto ha contribuito a rendere l'atmosfera gioiosa, fraterna, magica.
Io, che davanti ad un pentagramma divento dislessica, mentre amerei moltissimo saper suonare qualche strumento, immagino cosa voglia dire per un cantante, stare su un palco, produrre la musica, cantare a gola spiegata e sentire cinquantamila voci seguire la mia: dev'essere esaltante! 
Credo che anche all'età dei nonni sia impossibile rinunciare a tutto questo, dev'essere come una droga.






mercoledì 8 giugno 2016

....le rose che non colsi....

Forse i versi di Gozzano nel titolo di questo post potranno sembrare un po' strani messi così, ma sono stati i primi a venirci in mente dopo che...
Ma partiamo da capo: il lungo ponte festivo, o quasi, che il calendario proponeva all'inizio di giugno, unito ad altri eventi contingenti, ci aveva fatto pensare che sarebbe stato bello approfittare per lasciarci alle spalle per qualche giorno i consueti carichi quotidiani,  respirare aria nuova e vedere qualcosa di particolare.
Dindi aveva già in mente un posto speciale, il giardino del convento francescano di Kostanjevica, in Slovenia, dove di trova la seconda più importante collezione di rose di Borbone originali in Europa (la prima si trova a La Roseraie de l'Hay,vicino a Parigi); si tratta di una collezione molto preziosa perchè queste rose del XIX secolo sono in via di estinzione.





Le rose di Borbone rappresentano un importante passo nel percorso evolutivo dalle rose antiche alle rose moderne, nate da un accoppiamento casuale tra  due antiche varietà, la China Old Blush 



e la damascena europea Quatre Saisons.



 Gli ibridatori ne hanno creato molte varietà ma nel corso del tempo queste rose sono state sostituite dalle rose moderne, più apprezzate in quanto rifiorenti.

Le rose di Borbone hanno il fascino di certe signore attempate, ma anche i loro capricci. Fioriscono solo una volta all'anno, in maniera rigogliosa per tutto il mese di maggio e fino all'inizio di giugno, e tra i loro colori non hanno né il rosso, né il giallo, né l'arancio. Sono fatte così, prendere o lasciare, in compenso emanano intense fragranze, dolci, fruttate con note di vaniglia, di noce moscata, particolarmente intense nelle mattine di sole.






Le rose di Borbone, comunemente note come bourbon, prendono il loro nome dal luogo di provenienza, l'Ile de Bourbon, nell'Oceano Indiano, oggi chiamata Réunion. L'accostamento al nome della famiglia reale francese è indiretto anche se, proprio nel convento di Kostanjevica, sono sepolti alcuni membri di questa nobile famiglia.




E' facile immaginare dopo queste premesse, con quanto impazienza fosse attesa la visita a questo specialissimo giardino.
Dindi aveva da tempo raccolto informazioni sugli orari e le modalità delle visite direttamente dal custode del convento, e dopo aver girato a lungo intorno a Nova Goriza con il timore di arrivare fuori tempo massimo, eccoci approdare al convento.


Doccia fredda, anzi, gelata, perchè con molta calma il custode ci informa che le rose sono sfiorite ormai da una settimana e il giardino è chiuso al pubblico; ci permette di dare un'occhiatina furtiva da una finestra, ma quello che riusciamo a intravvedere è solo un piccolo giardino spelacchiato senza l'ombra di un fiore.
Ecco perchè nei nostri ricordi , le bourbon resteranno "le rose che non colsi" o più precisamente "le rose che non vidi"....
Come premio di consolazione e con la modica cifra di 1€ a testa,  visitiamo la cripta con i sarcofaghi di alcuni membri della famiglia dei Borboni.








Una volta tornati all'esterno ci rimettiamo immediatamente dalla delusione  ammirando il panorama circostante, verde e rilassante.






Il confine tra Italia e Slovenia è impalpabile, una questione tecnica davvero trascurabile, tanto che rientriamo in Friuli e concludiamo la giornata con una breve visita a Palmanova.
Nel frattempo il cielo si è fatto scuro scuro e minaccia pioggia.


 Palmanova è una città unica nel suo genere perchè la sua pianta ha la forma perfetta di una stella a nove punte e l'unica maniera per apprezzarne la bellezza è guardare le fotografie scattate da un aereo.


E' circondata da muri e fossati per circa 7 chilometri e sei strade convergono nella piazza centrale, una vera e propria piazza d'armi




Vorremmo fermarci un po' di più per apprezzare i dettagli e cogliere tutte le peculiarità di questo luogo progettato con cura. Sembra che Leonardo da Vinci sia passato di qui per dare qualche prezioso consiglio all'epoca della sua costruzione nel 1593, ma come si può vedere dalle foto scattate, pensiamo sia più prudente ritornare in albergo, sperando che domani il tempo sia più clemente.


Venerdì mattina le condizioni atmosferiche sembrano essere migliorate. Ci sono ancora tanti nuvoloni nel cielo, ma fortunatamente sono bianchi e lasciano spazio al sole.
Torniamo al di là del confine per visitare le grotte di Postumia e da lì raggiungere poi la costa.






Arriviamo alla grotte prima dell'orario di punta, così possiamo visitarle senza far code. All'interno lo spettacolo è di una bellezza indescrivibile. Nessuna opera  realizzata dall'uomo, per quanto grandiosa, può essere paragonata al paziente lavoro fatto dalla natura nel buio del suo grembo.


Il tempo sembra perdere consistenza e toglie significato a tutti gli strumenti con i quali ci affanniamo a misurarlo.

Dopo gli 8/10° di temperatura all'interno delle grotte, il sole ci sembra decisamente gradevole, dopo tutto è quasi estate...








Approfittiamo del bel tempo per arrivare alla costa e goderci un po' di mare.
Eccoci a Pirano, una cittadina molto pittoresca, a ridosso della montagna, con i resti di una cinta muraria antica, stradine strette che scendono verso il mare, i tetti rossi,  un campanile che ricorda Venezia e una stupenda vista panoramica sul mare.






















 Poco più in là c'è Portorose , una località che già dalla fine del XIX secolo è conosciuta come il più bel centro balneare e termale del litorale adriatico orientale.
Da notare il Palace Hotel, costruito all'epoca della monarchia austro ungarica, ancora oggi pieno di fascino.


 Nonostante la "stagione" non sia ancora iniziata, Portose è pronta per accogliere i turisti, tra palme e, ovviamente , rose.

Da casa ci fanno sapere che sta diluviando, perciò come non si può essere contenti per questa magnifica giornata di sole ?






 Per la giornata di sabato Giorgio e Dindi, che conoscono bene questo paese, vogliono mostrarmi Bled.
Si parte di buonumore, con i soliti nuvoloni bianchi che si rincorrono per il cielo. La strada segue il corso del fiume Isonzo, che è di un incredibile verde smeraldo, capace di riflettere come uno specchio alberi, cielo e nuvole.









Purtroppo un imprevedibile problema all'auto, ci costringe a cambiare il nostro programma e prudentemente riteniamo più opportuno prendere la strada di casa.
Decisi però a finire in bellezza la nostra breve vacanza, prima di lasciare il Friuli facciamo tappa a San Daniele, conosciuto in tutto il mondo per il suo favoloso prosciutto.




Dopo un gradevolissimo "assaggio" in un locale caratteristico, con qualche scroscio qua e là, riprendiamo l' autostrada e torniamo ai nostri impegni quotidiani con il cuore più leggero. Effetto garantito!!