Per me era un anno disastroso: facevo la quarta ginnasio e, improvvisamente, da prima della classe che ero sempre stata, ero passata fra le più somare. Il nostro professore di lettere aveva la simpatica abitudine di riconsegnarci gli esperimenti corretti partendo dal voto peggiore, per arrivare al più bello. Ormai mi ero abituata che quando entrava in classe col fascio dei fogli di protocollo, mi alzavo per prima: perfino in italiano non avevo la sufficienza. Che strano! O sai scrivere, o no! Che tutti i professori, prima, fossero ignoranti? Che improvvisamente io fossi diventata scema? Mia mamma mi aveva perfino portato da una neurologa, ma il problema non si era risolto. La scuola stava per finire e mi aspettavo il peggio. Che poi è arrivato. Ma proprio il peggio, non il meno peggio, che sarebbe stata una bocciatura. NO! tre materie per ottenere la bocciatura a settembre. Ma questa è un'altra storia....
Allora c'era questa festa e io, come sempre, non avevo nemmeno il coraggio di chiedere il permesso a mio padre: sapevo che avrebbe detto di no. Non per i risultati scolastici, di cui non gli importava un fico secco ( suo incoraggiante commento ad ogni bel voto portato a casa: ricordati che i primi a scuola saranno poi gli ultimi nella vita), ma perchè finchè sia io che mia sorella restavamo in casa, sotto sorveglianza, probabilmente pensava di avere meno problemi.
Così il padre di Luciano è venuto a casa nostra a chiederlo lui il permesso. La risposta è stata ancora no, ma quel simpatico signore non ha desistito, ha controbattuto tutti i motivi avanzati da mio papà, concludendo: la festa è in casa mia, io sarò presente, se ti fa piacere vieni anche tu perchè ci sarà un gruppetto di amici adulti e se non dai a tua figlia il permesso di venire, mi offendo perchè non ti fidi di me e quindi ti tolgo il saluto. Mio papà ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco e alla festa ci sono andata. Iniziava alle nove e il mio lasciapassare scadeva alle undici. Però ero contenta: con la mia gonna nera e la camicetta di chiffon azzurra, mi sentivo carina e sono partita per conoscere ragazzi nuovi: i compagni di classe di Luciano.
Ed ecco, tra di loro, uno che invita a ballare solo me, sempre me. Mi piace....come aveva detto di chiamarsi? Giorgio, mi pare....ma certo! Ormai, però, sono le undici, devo tornare a casa., lui mi vuole accompagnare, ma insieme a noi viene anche il papà di Luciano, che aveva fatto una promessa....Non importa: sono contentissima ugualmente.
Ecco: nove anni dopo Giorgio e io ci siamo sposati e oggi sono passati altri trentanove anni. Come vola il tempo!
Anche i miei nonni si sono fidanzati che lei aveva quattordici anni e lui diciotto.
Si sono sposati sette anni dopo:
Io non so se arriverò a questo traguardo....ma non metto limiti alla provvidenza!
Nessun commento:
Posta un commento