Ecco il significato del nome e le Beatrici passate alla storia:
BEATRICE: deriva dal latino Batrix e significa "colei che rende felici".
Era comune fra i primi cristiani in virtù del suo significato.
Alcune fonti propongono una derivazione originaria da Viatrix, il femminile di Viator che significa "viaggiatore", e il nome sarebbe stato alterato per assonanza a beatus, "beato", "benedetto". I due nomi, se pur assonanti, sono però separati, per quanto anche Viator e Viatrix fossero comuni fra i cristiani per il significato collegato al pellegrinaggio. Allo stato i due nomi vengono comunque confusi, come avviene nel caso di santa Viatrice, sovente chiamata Beatrice.
In Italia il nome gode di una certa popolarità grazie alla fama di Beatrice Portinari, detta Bice, maritata Bardi ( Firenze 1266-1290) la donna amata da Dante.
Sebbene non unanime, la tradizione che identifica Bice di Folco Portinari con la Beatrice amata da Dante è ormai molto radicata. Lo stesso Giovanni Boccaccio, nel commento alla Divina Commedia, fa esplicitamente riferimento alla giovane.
I documenti certi sulla sua vita sono sempre stati molto scarsi, arrivando a far persino dubitare della sua reale esistenza. L'unico che si conoscesse fino a poco tempo fa era il testamento di Folco Portinari datato 1287dove si parla di una lascito in denaro alla figlia Bice maritata a Simone de' Bardi. Folco Portinari era stato un banchiere molto ricco e in vista nella sua città, nato a Portico di Romagna. Trasferitosi a Firenze, viveva in una casa vicina a Dante ed ebbe sei figlie. Folco ebbe il merito di fondare quello che tutt'oggi è il principale ospedale nel centro cittadino, l'Ospedale di Santa Maria Nuova.
La data di nascita di Beatrice è stata ricavata per analogia con quella presunta di Dante (coetanea o di un anno più piccola del poeta, che si crede nato nel 1265); la data di morte è ricavata dalla Vita Nuova di Dante stesso e forse non è altro che una data simbolica. Anche molte delle notizie biografiche provengono unicamente dalla Vita Nuova, come l'unico incontro con Dante, il saluto, il fatto che i due non si scambiarono mai parola, ecc.
Beatrice, figlia di un banchiere, si era imparentata con un'altra famiglia di grandi banchieri, i Bardi, andando in sposa ancora giovanissima, appena adolescente, a Simone, detto Mone.
Un'ipotesi plausibile è che Beatrice sia morta molto giovane, forse al primo parto.
Beatrice è la prima donna a lasciare una traccia indelebile nella nascente letteratura italiana, nonostante analoghe figure femminili, ma molto meno incisive, siano presenti anche nei componimenti di Guido Guinizzelli e Guido Cavalcanti.
A Beatrice è dedicata la Vita Nuova, dove il poeta raccoglie entro una struttura in prosa una serie di componimenti poetici scritti negli anni precedenti. Secondo la Vita Nuova Beatrice fu vista da Dante per la prima volta quando aveva 9 anni e i due si conobbero quando lui aveva diciotto anni.
Quando Beatrice morì, a soli 24 anni, Dante, disperato, studiò la filosofia e si rifugiò nella lettura di testi latini, scritti da uomini che, come lui, avevano perso una persona amata. La fine della sua crisi coincise con la composizione della Vita Nuova (intesa come "rinascita").
Nella Divina Commedia Beatrice subisce un processo di spiritualizzazione e viene riconosciuta come creatura angelica (secondo gli ideali stilnovistici). Ella rappresenta la Fede, che accompagna il pellegrino nel Paradiso.
Una luce diversa su Beatrice come figura di creazione Dantesca può arrivare dalla lettura del Canto di un poeta provenzale vissuto, prevalentemente in Italia, circa un secolo prima di Dante: Raimbaut de Vaqueiras. Il canto è Kalenda maia, la penultima strofa inizia così:
(OC) « Tant gent comensa, / Part totas gensa,Na Beatritz, e pren creissensa / Vostra valensa; Per ma credensa, / De pretz garnitz vostra tenensa E de bels ditz, senes failhensa; / De faitz grazitz tenetz semensa; Siensa, / Sufrensa / Avetz e coneissensa; Valensa / Ses tensa / Vistetz ab benvolensa. Donna grazida, / Qecs lauz' e crida Vostra valor q'es abellida, / E qius oblida, Pauc li val vida [...] » | (IT) « Tanto gentile sboccia, / per tutta la genteDonna Beatrice, e cresce / il vostro valore; di pregi ornate ciò che tenete / e di belle parole, senza falsità; di nobili fatti avete il seme; scienza, / pazienza / avete e conoscenza; valore / al di là di ogni disputa vi vestite di benevolenza. Donna graziosa, / che ognuno loda e proclama il vostro valore che vi adorna, / e chi vi dimentica, poco gli vale la vita... » |
(Raimbaut de Vaqueiras, Kalenda maia) |
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender non la può chi no la prova;
e par che de la sua labbia si mova
uno spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.
uno spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.
L'incipit è identico, il sentimento che muove i poeti è lo stesso, gli echi stessi che il canto di Raimbaut sembra evocare si possono ritrovare nelle parole diverse e nei versi di Dante, infine, il riferimento a Beatrice che accomuna i due poeti appare sorprendente.
Raimbaut canta Beatrice del Monferrato, sorella di Bonifacio I del Monferrato che serviva come troubadour e cavaliere. Questa Beatrice non è la Beatrice dantesca, ma sembra aver dato almeno un piccolo contributo alla creazione della sua memorabile figura.
(Wikipedia).
Santa Beatrice
L'onomastico è tradizionalmente festeggiato il 18 gennaio in ricordo della beata Beatrice d'Este, figlia di Azzo IX, morta a Ferrara nel XIII secolo. Con questo nome la Chiesa ricorda ancora: una santa che subì il martirio a Roma, nel 303 sotto Diocleziano, con i santi Faustino, Felice II papa e Simplicio, il 29 luglio e
Santa Beatrice di Nazareth, il 29 agosto.
Nei monasteri femminili belgi del secolo XI venivano ammesse per il servizio del coro quasi esclusivamente giovani di elevata condizione sociale, mentre le altre, più incolte e rozze, rimanevano in qualità di converse. Nel secolo XII la nascita di una borghesia cittadina molto devota fece avvertire l'esigenza di ricercare nuove possibilità per le vocazioni femminili. Nascevano così i beghinaggi, nei quali sarebbero sbocciate non poche anime mistiche. La necessità di fondare nuovi monasteri femminili in periferia fu ben compresa dai Cistercensi: nel Brabante, essi furono aiutati finanziariamente da Bartolomeo di Tirlemont. La figliola di questi, Beatrice, nata verso il 1200, dopo aver vissuto un certo tempo fra le beghine di Léau, preferì andare come novizia, intorno al 1218, a Florival, nei pressi di Archennes, dove un convento già esistente era stato restaurato a spese del padre e trasformato in monastero cistercense. Altri conventi cistercensi furono fatti costruire dallo stesso Bartolomeo a Maagdendaal, nelle vicinanze di Oplinter, nel 1222 circa, e a Nazareth, appena fuori le mura di Lierre, nel 1235. B. fu sempre tra le fondatrici, e a Nazareth, dove mori il 29 agosto 1268, ebbe anche l'ufficio di priora.
A lei si deve, oltre l'autobiografia in latino, che si legge nel codice 4459-70 della Biblioteca Reale di Bruxelles, un trattato mistico scritto in fiammingo medioevale, dal titolo "Van seven manieren van heiligher minnen", cioè le sette maniere di amare santamente, una descrizione sperimentale dell'ascensione di un'anima verso Dio. Alle esperienze attive dei tre primi modi, amore purificante, amore elevante, amore sempre più divorante, seguono le passive degli ultimi quattro, amore infuso, amore vulnerato, amore trionfante e, finalmente, amore eterno. Beatrice scrisse anche altre opere, oggi perdute.
(http://www.santiebeati.it/dettaglio/64850)
Nessun commento:
Posta un commento